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Test Cafè: Triumph Bonneville by Team Phoenix

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La moto dei sogni, ispirata dal mito, costruita dal mastro. Una Triumph Bonneville del 2008 a iniezione entra nel garage di Domenico Fasanella e si fonde con il mondo delle corse: l'arancione del marchio Gulf diventa la sua macchina del tempo. L'era dei miti, uno in particolare: Steve Mc Queen

Spesso i miti del passato restano indelebili, senza sentire il tempo che inesorabile passa. Per chi invece ha portato via con sé un bel pezzo di storia la faccenda è ben diversa. Suoni e odori, a volte, sono capaci di riportare alla mente uno spaccato di vita, in questo caso le gesta cinematografiche e motoristiche di uno dei miti moderni, che, forse meglio di tanti altri suoi colleghi, è riuscito ad avvicinare due mondi, all’apparenza diametralmente opposti ma accomunati da una direttrice comune.

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Il “Santo Maledetto” Al di là di ogni luogo comune e leggenda metropolitana, Steve Mc Queen ha avuto una vita spericolata, tanto spericolata da ispirare cantanti e registi, da affascinare generazioni di giovani "maledetti" e da far infatuare le donne di tutto il mondo. Mc Queen, la sua monumentale e sconvolgente storia, ci guida alla scoperta di tutte le verità e i segreti della più imitata e meno imitabile stella di Hollywood, il dietro le quinte dell'inventore e miglior interprete di uno stile selvaggio e ironico, adorato e temuto al tempo stesso da chi lo conosceva bene; sul grande schermo Steve Mc Queen non è stato solo l'incomparabile e guascone mangiatore e seduttore di donne-barbie, primo vero eroe del cinema d'azione, ma anche il meraviglioso e coraggioso interprete di pellicole come la trasposizione cinematografica di un testo di Isben, nel momento della sua massima popolarità.

bonnevilleIl mito di questo uomo continua a rivivere, ancora una volta, una delle tante, in questa moto, nata dall’estro creativo di Domenico Fasanella, per gli amici “Gatto Teppista”. Porta dietro la sua scia un non so che di nostalgico, una sintesi tra passato e presente tanto cara a chi, come noi, restiamo affascinati nell'ammirare la sapiente cura dei dettagli e la maniera con la quale il “ferro” prende le sembianze, sempre diverse, sempre nuove, di un oggetto che di sicuro ha tutte le carte in regola per parlare di sé ad alta voce. Triumph e Gulf, dal mondo delle corse alle strade romane, una dicotomia a dir poco esaltante, il risultato di un percorso che da molto lontano arriva fin qui, senza perdere la caratteristica connotazione emozionale che scuote i cuori e riporta la memoria a quando si correva, per rabbia o per onore, ma si correva.

 

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