Per merito della spontaneità di Valentino Rossi oggi si è saputo che i piloti parlano con la moto e battibbeccano con se stessi. Infatti, in tutte le trasferte, prove, conferenze stampa, ecc, i piloti sono accompagnati da qualcuno, siano essi, amici, sponsor, manager, fidanzate, mogli; ma al momento del “3 minuti, fuori i meccanici”, tutti sgombrano la pista e il pilota rimane solo; tremendamente solo. Di fianco avversari ostili, di fronte la pista vuota, con le sue insidie, “tu solo con lei”, la tua moto. È quando si è così soli che si cerca conforto con qualcuno e si instaura questo chiacchiericcio con LEI o con un altro te stesso. Da solo le sicurezze si affievoliscono, le difficoltà sembrano più grandi, sei chiamato a tirar fuori gli attributi, o quel che ne resta. Tutti ti guardano, gente che ha lavorato, viaggiato, investito denaro, si aspettano che tu finalizzi le notti insonni, le de
Il Tamburello full gas!
Jhonny Cecotto, dopo aver partecipato alla 200 Miglia di Imola del '74 con una Yamaha 350 cc, decise di lasciarla in eredità alla scuderia Diemme per la quale correvo e non riportarla più in Venezuela. Appurato che il motore era più in forma del mio, si decise di usarlo per il GP delle Nazioni, che si svolgeva nella pista di “casa”, a Imola. La classe 350 era satura di piloti competitivi, venivano dalle prime gare del mondiale, alle quali io ancora non partecipavo. Avevo un’opportunità che il lungimirante Checco Costa mi concedeva e dovevo dimostrare il mio valore, in un colpo solo. La gara partì in un pomeriggio di maggio con un caldo estivo, inusuale per quel periodo. Dopo le schermaglie infuocate dei primi giri, ci trovammo verso fine gara in queste posizioni: primo Agostini, Yamaha ufficiale, secondo io, Yamaha privata (ma con il motore di Cecotto), terzo W. Villa con l’Aermacchi Harley-Davidson ufficiale. La seconda piazza andava ben oltre le aspettative della vigilia; ora non restava che concludere così la gara e tutti si sarebbero accorti di me. Dalla tabella che mi esponevano i meccanici però, arrivarono i primi problemi: dal +6” su Villa che avevo al giro precedente eravamo passati a +5”, il che significava che Walter non ci stava ad arrivare terzo dietro ad uno sbarbatello del mio stampo. È qui che cominciai un fitto colloquio con me stesso…
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